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Corte dei Conti, nella nuova Pac va aggiustato il tiro degli aiuti ai giovani

Le aziende agricole  guidate dai giovani sono la punta di diamante dell’agricoltura italiana. Hanno una superficie agricola doppia alla media nazionale  e sono più competitive: gestiscono infatti il 16% della superficie agricola totale e conseguono il 17% della produzione standard. I titolari hanno una formazione  medio alta con il 13%  di laureati, il  54% di diplomati, mentre  il 30% ha una preparazione specialistica agricola.

A queste imprese che rappresentano dunque il futuro di un’agricoltura nel segno dell’innovazione, sia in termini produttivi che economici, dovrebbe essere riservata la massima attenzione. E invece  dall’analisi della Corte dei Conti sul  sostegno Ue al ricambio generazionale arriva un verdetto negativo. Viene infatti bollato come insoddisfacente l’uso delle risorse comunitarie per i giovani agricoltori. Del budget di 1,9  miliardi dello sviluppo rurale  per il turn over l’impiego è stato eterogeneo e a fine marzo 2018 solo alcune regioni come il Veneto, le province di Trento e Bolzano e il Molise hanno raggiunto il 30%, mentre altre  come Lazio, Campania, Liguria e Sardegna si sono fermate al 2%,

In Italia, in particolare, la Corte dei Conti lamenta la mancanza di “un modello comune di pacchetto giovani” caratterizzato da  una unica strategia d’approccio presente in tutti i Piani di sviluppo rurale. Una estrema variabilità  nell’applicazione delle misure del pacchetto che – sentenzia la Corte “ne riduce notevolmente il suo valore e la sua portata”.

Il rapporto riferisce anche dei risultati ai quali è giunto un audit della Corte dei Conti Ue  che ha esaminato la gestione del supporto ai giovani in quattro Stati membri tra cui l’Italia. Per quanto riguarda i pagamenti diretti (I pilastro), l’impatto in Italia è definito in termini vaghi perché non è possibile identificare quale incremento del valore e della redditività abbiano determinato gli aiuti diretti.

Lo sviluppo rurale (II pilastro) , secondo l’audit, invece soddisfa meglio le esigenze dei giovani per la capacità di promuovere azioni specifiche, dall’agricoltura biologica al risparmio energetico. Anche se  le selezioni applicate non hanno sempre favorito i progetti migliori. Da qui le raccomandazioni a migliorare la logica d’intervento, rendere più mirate le misure e migliorare il sistema di monitoraggio e valutazione.

Una misura su cui la Corte italiana ha acceso i riflettori è quella finalizzata a favorire gli investimenti.  E la valutazione  ha evidenziato criticità per la differenziazione nella gestione da parte delle amministrazioni regionali con tempistiche che partono da un minimo di 29 giorni a un massimo di 985 giorni.

In conclusione, secondo la disamina della Corte,  il problema nasce dall’approccio europeo  che ha preso a riferimento agricolture diverse da quella italiana sia per dimensioni aziendali sia  per i fabbisogni dei giovani. E comunque in questo contesto in alcune regioni gli strumenti sono stati di aiuto.  Il report segnala comunque  la scarsità di risorse destinate ai giovani nei Piani di sviluppo rurale.

E’ stata poi  giudicata negativamente nella programmazione 2007-2013  la scelta di legare l’incentivo ai giovani con quello al prepensionamento che non ha funzionato con una correlazione limitata al 5% dei casi. A livello regionale  viene criticata  anche  la tempistica dei bandi che vede in alcuni casi  poche domande rispetto alle risorse stanziate e in altre, al contrario,  una mole di  richieste insoddisfatte. La Corte ha analizzato le tre tipologie di bandi: a scadenza, stop and go e a scadenza programmata.

La prima modalità ampiamente utilizzata  non è  giudicata ottimale  poiché colloca i beneficiari in una graduatoria unica, la seconda e la terza risultano più equilibrate con più bandi e distinte graduatorie. L’indagine rileva  infine come il problema del ricambio generazionale sia  ancora avvertito e comunque gli strumenti finanziari Ue, nonostante l’imperfezione, hanno  svolto un ruolo significativo. Ma il nodo è che in Italia l’utilizzo delle risorse ha avuto un andamento differenziato con molte criticità. La considerazione è che è possibile puntare ad azioni efficaci ed efficienti, ma a questo punto solo nella attuale fase di negoziazione della nuova Pac. La Corte dei Conti non ritiene possibile infatti aggiustare il tiro nella programmazione  2014-2020.

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