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L’impatto sull’agricoltura delle strategie Farm to Fork e biodiversità

Uno studio del Dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti (Usda) del novembre 2020 ha esaminato gli impatti delle strategie Farm to Fork e Biodiversità che imporrebbero restrizioni all’agricoltura dell’Unione Europea. L’analisi riguarda la riduzione degli input agricoli nell’ambito delle due strategie (riduzione dell’uso di pesticidi del 50%, riduzione dell’uso di fertilizzanti del 20%, riduzione dell’uso di antimicrobici per il bestiame del 50% e riallocazione del 10% dei terreni agricoli esistenti ad altri usi). Sono stati ipotizzati tre scenari:

  • Il primo scenario presuppone che solo l’Ue adotti tali strategie.
  • Il secondo è uno “scenario intermedio”, cioè si estendono le restrizioni sugli input agricoli ai partner commerciali dell’Ue.
  • Il terzo è uno “scenario globale”.

Dai risultati emerge come l’adozione di tali strategie avrà impatti sulla produzione, sui prezzi di mercato, sul commercio, sul Pil e sull’insicurezza alimentare. È stato ipotizzato un orizzonte di medio periodo; quindi, i risultati sono interpretati come gli impatti che potrebbero verificarsi in 8-10 anni.

Il calo della produzione agricola nell’Unione, potrebbe variare dal 7% (scenario globale) al 12% (scenario Ue). A livello mondiale, il calo della produzione agricola potrebbe variare dall’1 all’11%.

Il calo della produzione agricola restringerebbe l’approvvigionamento alimentare dell’Ue, con conseguente aumento dei prezzi. I prezzi aumenterebbero di più per l’Ue, in ciascuno dei tre scenari (aumento del 17% nello scenario Ue, del 60% nello scenario intermedio e del 53% nello scenario globale).

Il calo della produzione nell’Ue porterebbe anche ad una riduzione degli scambi commerciali. Se il commercio è limitato, gli impatti negativi si concentrano nelle regioni caratterizzate da una minore sicurezza dal punto di vista alimentare. L’export a livello Ue potrebbe variare dal -20% (scenario Ue) al -10% (scenario intermedio).

Il calo della produzione e del commercio, insieme all’aumento dei prezzi delle materie prime alimentari, provocherebbe una riduzione del prodotto interno lordo dell’Ue. Il Pil dell’Unione potrebbe variare da -71 miliardi di dollari Usa (scenario Ue) a -186 miliardi di dollari Usa (scenario intermedio).

L’insicurezza alimentare (misurata come il numero di persone che non hanno accesso a una dieta di almeno 2.100 calorie al giorno), aumenterebbe in modo significativo nei 76 paesi a basso e medio reddito a causa dell’aumento del prezzo dei prodotti agroalimentari e del calo del reddito, in particolare in Africa. Entro il 2030, il numero di persone con insicurezza alimentare (nel primo scenario) aumenterebbe di altri 22 milioni in più rispetto a quanto previsto senza l’applicazione delle strategie della Commissione. Il numero salirebbe a 103 milioni nello scenario intermedio e 185 milioni nello scenario globale.

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