il Punto Coldiretti

Prandini: “Nuova Pac, tempi più lunghi per evitare i tagli”

Più risorse finanziarie e nuove regole per la nuova Politica agricola comune. La Coldiretti è in prima fila nell’azione di pressing sulle istituzioni  per una maggiore attenzione  al futuro dell’agricoltura. E in occasione del convegno organizzato dalla Coldiretti Lazio su “La nuova Pac: le prospettive” sono state messe sul tavolo le strategie che la maggiore organizzazioni agricola Europea è pronta a sostenere con vigore.

Per il presidente della Coldiretti Ettore Prandini occorre un’inversione di marcia: il budget Pac deve tornare a crescere. “L’agricoltura – ha sottolineato – incassa finanziamenti solo dal fronte europeo contrariamente agli altri settori produttivi sostenuti a livello nazionale. Per questo l’Italia, terzo contributore netto nella Ue non può accontentarsi delle briciole al tavolo della principale politica comune. No dunque ai tagli del budget agricolo, ma anche impegno per una Pac diversa”. Per questo il presidente della Coldiretti è favorevole ad allungare i tempi della riforma  a dopo le elezioni europee: “Se l’ex commissario Ciolos ha impiegato due anni per analizzare gli 8mila emendamenti presentati alla precedente riforma, perché oggi dovremmo accontentarci di 4 mesi per discuterne 13mila?”. La partita è troppo importante. La Pac incide per il 30% sui bilanci delle aziende italiane e in altri paesi il peso arriva anche al 50%,  i tempi più lunghi per la riforma, secondo Coldiretti, devono essere utilizzati per creare i presupposti per evitare tagli. Ma serve anche un cambio di passo politico: ”In Europa  non devono più andare le quarte file della rappresentanza del nostro paese” ha detto  con riferimento alle elezioni per il nuovo Parlamento europeo del maggio 2019.

Nella nuova Pac, secondo la Coldiretti, si dovrà tener conto di quegli elementi che contraddistinguono il settore nazionale e non dovrà più essere modellata sui Paesi del Nord Europa.  Non certo la dimensione dunque  , ma il valore prodotto che è doppio rispetto agli altri paesi. Un altro parametro è quello degli occupati tre volte superiori rispetto alle altre agricolture. E questo perché – ha detto Prandini – un settore fortemente specializzato come quello italiano crea maggior lavoro. “Bisogna dunque premiare  l’agricoltura che crea lavoro e non quella di facciata”. Con un sostegno mirato alle filiere che sono la vera scommessa. E soprattutto far sì che valgano in tutti gli Stati le stesse regole. Il presidente di Coldiretti ha criticato anche l’attuale architettura dello Sviluppo rurale: “Così come è non va. Bisogna evitare di ridare i soldi a Bruxelles. Il nostro Paese non è credibile però se chiede altri soldi e poi non li spende”.

Con misure nazionali  sarebbe possibile dirottare sulle regioni virtuose i soldi non spesi. Un altro diktat è che le risorse dello Sviluppo rurale siano destinate esclusivamente alle imprese agricole che svolgono un ruolo fondamentale di tenuta del territorio. “Il maltempo – ha concluso Prandini –  non è un evento eccezionale, ma ciclico e se oggi denunciamo danni negli ultimi 10 anni per 14 miliardi è perché   le aziende nei territori colpiti non ci sono più. La prima infrastruttura sono le persone che lavorano sui territori: devono essere pagate perché restino o occorre valorizzare i loro prodotti”. Bisogna far capire alla collettività il ruolo dell’agricoltura.

Sull’impatto dei tagli Pac si è soffermato anche il presidente della Coldiretti Lazio e vicepresidente  nazionale , David Granieri che ha  calcolato il rischio di una perdita secca per l’agricoltura del Lazio di 200 milioni.  Per Granieri vanno comunque colte anche le opportunità  che per i territori, come il Lazio, sono  rappresentate dalle filiere e dal mercato. Granieri ha anche lamentato la spesa ancora troppo bassa del Piano di sviluppo rurale della Regione dove qualcosa non funziona.

La struttura del nuovo modello Pac e la dipendenza dei finanziamenti dal nuovo bilancio pluriennale Ue sono stati al centro delle relazioni dei professori Fabrizio De Filippis dell’Università Roma 3 e Felice Adinolfi dell’Università di Bologna.

Secondo l’analisi di De Filippis per questa Pac sempre meno agricola, perché su 9 obiettivi 4 solo sono direttamente riferiti al settore, la riduzione dei fondi è in linea con l’andamento degli ultimi anni, ma proprio per questo “si potrebbe dire che ché l’agricoltura ha già dato”. E soprattutto non deve essere la Pac a pagare per intero il conto di Brexit. Sui numeri c’è molta confusione, ma secondo l’analisi di De Filippis – il taglio a prezzi costanti è maggiore per l’Italia (20,9%) rispetto alla Ue (15%).

Adinolfi ha sottolineato due aspetti in particolare. Il proseguimento del percorso di nazionalizzazione della politica agricola comune, avviato nel 2003 con il disaccoppiamento, che  sposta a livello nazionale la scelta sui settori e le aree strategiche con il rischio però che restino le distorsioni per la faticosa negoziazione tra Stato e regioni e  la super condizionalità  che potrebbe trasformare la politica agricola in politica ambientale.

Molte dunque le criticità, ma  anche le incognite e incertezze. Soprattutto sui tempi che comunque saranno molto lunghi. Lo ha spiegato Paolo Magaraggia della rappresentanza Coldiretti a Bruxelles che ha  sottolineato che se non ci sarà l’accordo sull’aumento della dotazione del bilancio Ue le risorse per la Pac potrebbero subire riduzioni ancora più pesanti rispetto a quelle proposte. Magaraggia ha ricordato che l’Italia si è già espressa  per un mantenimento di adeguate risorse per la Pac. Allo stato attuale il futuro è legato ai tempi di approvazione del bilancio pluriennale condizionato dall’esito dell’accordo Brexit.

Stefano Leporati dell’area economica Coldiretti ha evidenziato le novità dei pagamenti diretti con le tre alternative del pagamento di base e la super condizionalità molto più impegnativa che ha inglobato il soppresso greening. “In primo piano  il sostegno al reddito dei giovani agricoltori che- ha spiegato Leporati – assume la forma di un pagamento disaccoppiato annuale per ettaro e  il sostegno accoppiato al reddito dei veri agricoltori”. Altri elementi rilevanti sono la consulenza aziendale e gli strumenti di gestione del rischio.

E infine una panoramica sull’applicazione pratica  della Pac che va calata sulle imprese e il territorio. Nicola Di Noia direttore del Caa Coldiretti ha ribadito l’impegno dell’organizzazione a proteggere le risorse Ue, ma ha anche detto che “noi per primi non dobbiamo esporre il fianco all’idea che i consumatori possono avere e cioè che si tratti di fondi a pioggia”. L’obiettivo dunque deve essere di consolidare la politica della trasparenza nella gestione della domanda grafica e dei fascicoli. Serve – ha detto Di Noia – la collaborazione degli agricoltori che devono fornire per tempo i dati per realizzare un fascicolo perfetto e aggiornato. Dunque bisogna iniziare già da ora a recarsi presso i Caa Coldiretti, e non arrivare a ridosso del 14 maggio, sperando nella proroga della presentazione delle domande di aiuti. La Coldiretti vuole infatti che il fascicolo diventi cruciale nei rapporti con la Pubblica amministrazione che dovrà utilizzarne i dati anche per altre attività e perseguire concretamente il piano di semplificazione.

 

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